giovedì, ottobre 16, 2008

Collezione di ferite

" La facoltà più o meno potente che abbiamo (quando ci pensiamo e conserviamo la libertà di servircene) di sminuire l'importanza di una cosa mediante la considerazione di tanti altri oggetti accanto ad essa, mediante l'introduzione di una scala molto diversa, o di un angolo visuale molto più ampio, sembra che il tempo la eserciti da solo in modo automatico mediante l'indebolimento delle pressioni, l'oblio. Se un forte dolore non permette molto che lo si mitighi pensando, o vedendo altre cose, riducendolo al punto del corpo in cui esso apparentemente si produce, tuttavia lo scorrere del tempo lo demolisce e a poco a poco lo annulla.

Sotto questo profilo i dolori cosiddetti morali sono più tenaci di quelli fisici (la cui causa è cessata). Infatti il dolore morale porta la sua "causa" con sè. Appartiene ad una sfera in cui non esistono molte precauzioni possibili contro gli urti - e dove innumerevoli sono i collegamenti, inevitabile la propagazione. Ma alla fine anche qui c'è una specie di cicatrizzazione, quantunque difficile. "

Paul Valéry, Carnets